Una lingua, cento traduzioni, mille significati

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Nell’approccio alle discipline orientali o spirituali in genere, noi occidentali incontriamo spesso una difficoltà di comprensione. 

Uno dei motivi é ovviamente la difficoltà di tradurre dei concetti da una lingua basata su una rappresentazione visiva come il cinese e i suoi ideogrammi a una lingua alfabetica come la nostra. Le traduzioni nelle varie lingue e in molti casi indirette (ad esempio: dal cinese all’inglese e dall’inglese all’italiano) possono introdurre delle sfumature interpretative che, filtrate poi dal lettore o ascoltatore di turno, sfociano in significati a volte totalmente diversi. 

Un altro motivo che contribuisce all’incomprensione é dovuto al fatto che non sempre il traduttore é un esperto dell’argomento e questo porta a non cogliere gli aspetti più sottili che caratterizzano il concetto da trasmettere.

Questo é un problema piuttosto comprensibile se si pensa a quanto una stessa parola possa essere utilizzata in ambiti diversi con significati diversi e questo tipo di differenziazione può essere colta solo se si é, almeno in minima parte, esperti dell’argomento che si sta trattando. 

Ad esempio un nome che nella medicina cinese indica un punto del corpo specifico può venire usato in maniera diversa in una disciplina fra l’altro affine come il Qi Gong o il Taijiquan. Un esempio classico é quello del “Dan Tian” che nell’agopuntura indica un punto preciso (circa tre/quattro dita sotto l’ombelico e tre/quattro dita all’interno del corpo) mentre nel Taijiquan é più che altro relativo all’area dell’addome. Quindi lo stesso nome indica in un caso un punto in un altro un area. 

 Ovviamente questo tipo di differenze, che in alcuni casi possono essere minime e prive di grande importanza, in altri possono contribuire a creare confusione nel praticante soprattutto in un epoca dove c’é un’immensità di informazioni a disposizione nelle biblioteche, nella rete ecc. 

 Basta leggere qualche versione tradotta del Tao Te Ching (Daodejing) per accorgersi di quante differenze possano esserci fra l’una e l’altra, differenze che nascono dall’interpretazione del traduttore che, se non é esperto dell’argomento, rischia di stravolgere totalmente il significato dei concetti espressi. Stessa cosa può essere detta di altri testi a noi più conosciuti come la Bibbia, il Corano ecc.

 Un altro aspetto da considerare riguarda il fatto che il linguaggio utilizzato in testi sacri o classici dell’alchimia interna taoista e simili, molto spesso mescola metafore a indicazioni dirette o descrizioni di esperienze e senza una guida adeguata é molto difficile comprendere le differenze fra l’una e l’altra. Accade spesso che un’indicazione diretta venga presa come una metafora e viceversa e questo non fa altro che allontanare dal significato originale. In alcuni casi invece si prendono le descrizioni di una particolare esperienza come indicazioni di pratica e, ad esempio nel caso della respirazione, questo può portare a conseguenze anche gravi sulla salute. 

 Il mio consiglio nell’approccio a testi, discipline, pratiche e concetti nuovi é sicuramente il confrontare le varie versioni e cercare di capire quali sono i punti in comune fra tutte ma sprattutto rivolgersi e chiedere aiuto o consigli a chi é più avanti di noi in questo tipo di ricerca. 

Paolo Di Marco

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